Adriano Stefani Psicologo

La coppia come via di crescita psicologica

Le vicissitudini di coppia rappresentano un’occasione propizia dal punto di vista dell’evoluzione psicologica.

La coppia come via di crescita psicologica

È noto che per sviluppare i muscoli sia necessario usarli, svolgendo un lavoro fisico o allenandosi. È altresì risaputo che per sviluppare le capacità intellettuali, quali la logica, la memoria e le competenze linguistiche, occorra usarle e allenarle: bisogna andare a scuola, studiare e, al termine del percorso scolastico, continuare ad impiegare il proprio intelletto nel quotidiano.

Non si capisce perché, invece, per quanto riguarda la capacità di stare in una relazione romantica, invece, è diffusa la convinzione (errata) che non serva imparare nulla.

Moltissimi credono di essere già capaci, fin dalla nascita, di scambiare amore e si aspettano, in base a questo assunto irragionevole, di meritarsi amore e cure per tutta la vita, senza necessità di impegnarsi… ma se qualcosa nella coppia non funziona, deve essere per forza colpa del partner! Questo immaturo modo di pensare è stimolato e incoraggiato dalla cultura di massa e dagli spettacoli di natura sentimentale destinati al piccolo e al grande schermo (ma di questo ne abbiamo già parlato).

Invece, per stare bene in coppia nel lungo periodo – una coppia autentica dove avvenga uno scambio d’amore paritetico – occorre effettuare un lavoro psicologico su di sé che favorisca l’assunzione della responsabilità personale e la purificazione dagli antichi schemi infantili distruttivi.

 

Un acceleratore evolutivo

La necessità di effettuare un lavoro psicologico per stare bene in coppia, fa sì che la coppia rappresenti – in potenza – l’occasione ideale per evolvere psicologicamente ad una velocità supersonica e sicuramente superiore rispetto a quanto si farebbe da soli.

All’interno della relazione romantica, infatti, le ferite infantili, i nostri bisogni infantili insoddisfatti di affetto, di riconoscimento, di sicurezza e di amore, emergono molto intensamente. Naturalmente, questo non è necessariamente vero da subito. Talvolta questo processo di risveglio delle ferite infantili si attiva velocissimamente – nel cosiddetto “colpo di fulmine”. Altre volte, i partner investono ciascuno nell’altro – si innamorano – progressivamente, attivando e risvegliando gradualmente parti diverse della propria psiche.

In ogni caso, la relazione di coppia è la relazione profonda per eccellenza, ove la temperatura emotiva può salire velocemente, e altrettanto velocemente scendere, perché l’investimento emotivo è massimo.

Dapprima, nella fase dell’Idillio (della durata di un giorno o di anni), quando tutto fila liscio senza sforzo, si gioisce e non si immagina neppure che si affacceranno alla coscienza delle sofferenze e delle delusioni. Si immagina di aver trovato la “terra promessa”, in cui tutti i bisogni relazionali saranno soddisfatti per sempre.

Poi, quando l’Idillio di coppia finisce, perché prima o poi finisce, la psiche fa i conti con le ferite infantili o potremmo dire, con un linguaggio più poetico, l’anima rimane aperta alle sue fragilità. Dopo essersi affidati al partner, con la fiducia che solo un bambino può avere, si rimane in contatto con i bisogni affettivi che sono rimasti insoddisfatti da bambino. E, naturalmente, ciò fa male.

Il bambino che si era tanto sentito trascurato, diviene l’adulto che si sente tanto trascurato nel rapporto di coppia. Il bambino che si era sentito invaso, o aggredito, o iper-criticato, diviene l’adulto che, deluso dal rapporto di coppia, si sente oggi invaso, o aggredito, o iper-criticato dal partner.

Ovviamente questi fenomeni avvengono per lo più al di fuori della coscienza delle persone, le quali, normalmente, attribuiscono al partner ogni responsabilità del proprio sentire, non essendo coscienti dei dolori del proprio Bambino Interiore ferito. Cominciano così le danze scomposte delle Lotte di Potere, liti senza fine, giochi psicologici, manipolazioni, riappacificazioni improvvise, delusioni che non trovano parole per essere espresse e poi ancora, fughe, ritorni, strategie, gelosie, violenze, aggressioni verbali, ricatti, lacrime e drammi, periodi di buona e periodi burrascosi, in una coazione a ripetere che lascia stupefatti e che porta le coppie, molto spesso, ad allontanarsi, a lasciarsi o a tradirsi.

Finché.

Finché, arriva il giorno in cui ci si dice: “Vuoi vedere che è anche mia responsabilità se accade tutto questo. Vuoi vedere che ci metto del mio in questo pasticcio!?!”. E, a partire da quel giorno (benedetto), la persona si “mette in discussione”.

 

Mettersi in discussione

Da dove provenga con esattezza questa espressione, non lo so. Già Socrate sottolineava quanto fosse importante mettere al vaglio le proprie credenze e i propri modi di ragionare se si ricerca la verità – ma affermava anche che “una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta”. Più recentemente, filosofi esistenzialisti, letterati e psicologi come Carl Rogers, hanno evidenziato l’importanza di un’auto-esplorazione autentica per la crescita personale. Nonostante le esortazioni e la levatura di simili autori, “mettersi in discussione” non è qualcosa che si fa né volentieri, né facilmente: si fa fatica a riconoscere la propria irrazionalità e la propria distruttività, soprattutto perché ciò conduce ad entrare in contatto con la propria sensibilità, e quindi con la propria sofferenza emotiva.

Tuttavia, se questo momento (benedetto) in cui “ci si mette in discussione” giunge simultaneamente (grossomodo) per entrambi i partner, questi possono intraprendere un percorso a due di crescita psicologica che ha del fenomenale, perché si ritrovano all’interno di una relazione capace al contempo di stimolare l’emersione delle ferite infantili più intense e dimenticate da un lato, dall’altro la stessa relazione diviene anche il luogo di presa di coscienza, di condivisione di tali vissuti e di maturazione.

L’accelerazione dell’evoluzione psicologica che può avvenire in una simile situazione ha del miracoloso.

 

La reattività

Quando un mammifero è minacciato nella propria incolumità, reagisce. Una lucertola che avverte un potenziale pericolo nel circondario, si precipita al riparo. Un cane che percepisce un’invasione del proprio territorio, abbaia, ringhia e attacca (se si percepisce più forte dell’invasore). Una lepre che individua un predatore in avvicinamento, se impossibilitata a fuggire, si blocca e attende di capire cosa è meglio fare. L’opossum è noto per “fingere” di essere morto quando si sente minacciato, rimanendo immobile e secernendo un odore che imita la carne in decomposizione. Questi quattro meccanismi di base per la prima difesa in caso di minaccia – fuga, attacco, congelamento, resa – si manifestano anche nella psiche dell’essere umano e, indovinate un po’, specie all’interno di una relazione di coppia, laddove il livello di minaccia alla propria sicurezza relazionale è massima.

Queste reazioni di base divengono nell’essere umano tutto quel bailamme di comportamenti distruttivi che si palesano durante le Lotte di Potere, ossia quando il rapporto di coppia non riesce più a vivere la condizione armonica dell’Idillio, condizione che è destinata a finire dal momento che l’Idillio poggia su delle premesse fragili, ossia sul fatto che ci aspettiamo che l’altro (che nella fase iniziale conosciamo poco) si prenda l’intera responsabilità di salvarci dalla nostra sofferenza emotiva. Niente popò di meno!

Attacchi, fughe, congelamenti e rese passive, hanno lo scopo di far fronte alla fine della fase Idilliaca, perché fa male ed è difficile accettare che il proprio partner non sia il Salvatore che si era creduto.

Alcuni approcci di psicoterapia di coppia cercano di limitare tale reattività impulsiva, cercando di sostituirla direttamente con modalità più funzionali e razionali. Il problema, però, è che molto spesso questi approcci non tengono conto dell’emotività profondamente ferita e delusa, che ha le sue profonde radici nelle ferite infantili. Conseguentemente, diviene praticamente inutile consigliare ad un partner deluso: “Comportati bene, sii amorevole e vedrai che l’altro si comporterà bene e sarà amorevole con te”. Semplicemente non funziona: il suggerimento può essere compreso a livello razionale, ma è destinato a fallire: non si riescono a bloccare i comportamenti reattivi, anche se si comprende “a livello della testa” che sono sbagliati e distruttivi, perché tali comportamenti poggiano sulle potenti emozioni infantili di dolore, minaccia e solitudine.

 

L’emotività profonda

Bisogna dunque occuparsi dell’emotività ferita. Questo è ciò che fa lapproccio di psicoterapia di coppia che personalmente ritengo più efficace, che cerca, invece di bloccare semplicemente la reattività, di comprenderla alla luce delle emozioni più profonde e dolorose che la provocano. Questo processo di comprensione, però, può essere difficile, non lineare e duro.

È dura mettersi in discussione, indagare sé stessi per cogliere, magari, che la propria rabbia può essere espressione della tristezza di sentirsi soli e trascurati o che ci si allontana per primi perché si ha un’enorme paura di essere lasciati. È difficile e fa male ammettere – innanzi tutto a sé stessi – che le reazioni di fuga possono in realtà celare la necessità di proteggersi dalla paura di essere rifiutati. Ma una psicoterapia di coppia degna di questo nome deve fare proprio questo: “spacchettare” le emozioni più impulsive e reattive, per comprenderle e ricondurle alle vere emozioni più profonde e dolorose.

Questo è evolutivo. È evolutivo per la coppia, perché i partner imparano a conoscersi davvero e in profondità. Ma è soprattutto evolutivo per l’individuo che, nella coppia, si espone con un’intensità e una immediatezza che molto difficilmente raggiungerebbe da solo.

E non è solo una questione di comprendersi, cogliere le proprie vulnerabilità psicologiche e quelle del proprio partner. L’individuo può trasformare le proprie ferite infantili e guarirle alla presenza della persona più importante per lui/lei. Si versano lacrime, ovviamente. Il processo infatti non è immune da dolore, ma è un dolore evolutivo. Si ha l’occasione di guarire tali ferite infantili per ritrovare – oltre all’armonia di coppia – il proprio valore personale, la propria unicità, la propria insostituibilità.

Questo processo di crescita psicologica individuale e di coppia può avvenire, naturalmente, solo se entrambi i partner sono disposti e desiderosi di compierlo.

Se la coppia si è “persa” da poco tempo, se l’Idillio è terminato da pochi mesi o se gli atti distruttivi non sono così devastanti, i partner possono decidere di prendersi cura della propria coppia in autonomia, senza ricorrere ad una psicoterapia di coppia.

Prendersi cura della coppia è tanto più difficile quanto più a lungo i partner si sono allontanati emotivamente. In alcuni casi, quando la vicinanza emotiva è andata persa da anni e la sfiducia è estrema, a mio parere, la terapia di coppia è l’unica strada percorribile per ritrovarla.

 

Cosa fare in autonomia

La teoria è semplice: ciascun partner ha bisogno di limitare la propria reattività personale e di condividere la propria vulnerabilità profonda.

Un articolo in cui ho descritto i meccanismi reattivi più diffusi all’interno delle relazioni di coppia, può essere un buon inizio per “mettersi in discussione” e limitare la propria reattività.

In un altro articolo ho dato dei consigli per limitare la reattività affrontando costruttivamente un conflitto.

Al fine di condividere la propria vulnerabilità, occorre prima di tutto riconoscerla, cosa né facile, né scontata, perché stiamo parlando di fare esperienza delle proprie ferite infantili. Qualsiasi percorso che permetta di cogliere la propria emotività ferita infantile è in questo contesto utile: la scrittura di un diario personale, un percorso di psicoterapia individuale, i seminari residenziali di auto-conoscenza, la pratica della meditazione, la lettura di libri di auto-aiuto.

Andare alla ricerca delle ferite della propria infanzia è un’avventura da leoni: richiede coraggio perché conduce ad imbattersi nei sentimenti di solitudine, di perdita, di impotenza, di ingiustizia, di paura di essere abbandonati o rifiutati. Sentimenti che – a ragione, per sopravvivere – ciascuno di noi ha relegato nell’inconscio.

Ancora più coraggio è richiesto per condividere questi personalissimi sentimenti col proprio partner. Ma questa è la chiave per trovare (o ritrovare) la connessione emotiva: smettere di reagire con i comportamenti attacco-fuga-congelamento-resa e condividere il livello della vulnerabilità individuale. Solo in questo modo, occhi-negli-occhi, è possibile incontrarsi veramente e, merce rara, fidarsi.

 

Letture consigliate

Per ritrovare o approfondire l’armonia di coppia, al di là del consiglio di rivolgersi ad uno psicoterapeuta di coppia, dal momento che credo molto nella capacità dell’essere umano di crescere autonomamente, segnalo anche l’utilità di leggere (preferibilmente in coppia) un buon libro, che stimoli riflessioni, conversazioni intime e apprendimenti, come ad esempio uno dei seguenti:

  • “L’arte di amare”, di Francesco Alberoni. Questo autore qualche anno fa era in Italia una vera e propria istituzione nel campo delle relazioni di coppia. Nel suo libro vengono fornite delle nozioni importanti (quali, ad esempio, la differenza tra innamoramento e amore maturo), ma anche dei suggerimenti pratici per comprendere e comunicare le proprie emozioni e superare le crisi.

     
  • “Come ritrovarsi”, di John Bradshaw, testo storico (oggi in Italia fuori stampa, ma acquistabile usato o in lingua inglese), incentrato sul recupero del proprio sé autentico. Molto utile per effettuare il lavoro individuale di esplorazione delle ferite psicologiche derivanti dall'infanzia.

     
  • “I 5 linguaggi dell'amore” di Gary Chapman. Ogni persona ha un “linguaggio dell’amore” preferito, ovvero un modo specifico in cui esprime e riceve amore. I cinque linguaggi dell'amore sono: parole di affermazione, tempo di qualità, regali, atti di servizio e contatto fisico. Questo libro aiuta ciascun partner a identificare il proprio linguaggio e quello del partner, migliorando la comunicazione e l'intimità della coppia.

     
  • “Unione creativa. Il sentiero della coppia”, di Eva Pierrakos. In questo testo la coppia è vista come una creatura viva che cresce e si sviluppa, a patto che i partner accettino non solo di supportare l'altro, ma anche di affrontare il proprio sviluppo personale. Il punto di vista è sia psicologico, sia spirituale.

     
  • “Stringimi forte. Sette passi per una vita piena d’amore”, di Sue Johnson, la psicologa fondatrice dell'approccio EFT di psicoterapia di coppia. Questo libro aiuta a comprendere le proprie emozioni e quelle del partner attraverso 7 conversazioni guidate. Un testo di auto-aiuto da leggere esclusivamente insieme al proprio partner.

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